Le donne stanno assumendo sempre più ruoli chiave nelle strutture di gestione sportiva, sia a livello nazionale che internazionale. Se fino a un decennio fa la loro presenza nei vertici era un’eccezione, oggi è una realtà crescente. Nel 2025, stiamo assistendo a cambiamenti dinamici che non solo aumentano la rappresentanza femminile, ma trasformano anche il modo stesso di gestire lo sport.
Nel 2025, il numero di donne che ricoprono ruoli di presidente di federazione, direttrici sportive e manager di club in discipline come il calcio, l’atletica o il basket è in continuo aumento. Un esempio è Zuzanna Morawska, nominata nel giugno 2025 direttrice sportiva della Federazione Calcistica Polacca: è la prima donna nella storia dell’organizzazione a ricoprire questo incarico.
Anche a livello internazionale, si afferma Lena Hoffmann, eletta nel maggio 2025 vicepresidente dell’Associazione Europea delle Federazioni Sportive. La sua nomina riflette una politica coerente di promozione della parità di genere negli organi decisionali.
Le donne non ricoprono solo ruoli formali, ma influiscono concretamente sulle decisioni relative all’organizzazione di eventi, gestione finanziaria e strategie di sviluppo delle discipline.
Le leader del 2025 non si limitano a occupare incarichi: stanno anche cambiando la cultura organizzativa. Invece di una gestione gerarchica, promuovono approcci collegiali e inclusivi. Questo porta maggiore fiducia interna e migliori risultati nella gestione delle crisi.
In Norvegia, Elise Berg, direttrice della Federazione Sciistica, ha introdotto un sistema decisionale basato sul dialogo con gli atleti, aumentando la soddisfazione e le performance sportive.
Le donne portano esperienza, competenze e una visione alternativa dello sport come strumento sociale e comunitario, rinnovando la missione di molte istituzioni sportive.
Nel 2025 è cresciuto il numero di programmi di mentoring e borse di studio per donne nel management sportivo. Federazioni europee e associazioni locali promuovono iniziative formative che rafforzano la professionalizzazione del settore.
In Polonia è attivo il programma “Donne nella Gestione Sportiva”, che offre corsi specialistici, tirocini e coaching con dirigenti esperti. Dal 2023, oltre 300 donne hanno partecipato, molte delle quali hanno raggiunto ruoli direttivi.
Gli investimenti nella formazione si traducono in una gestione più innovativa, efficace e lungimirante. La leadership femminile cresce con strategia, non solo con simboli.
Le istituzioni sono fondamentali per lo sviluppo della leadership femminile nello sport. FIFA, UEFA e il CIO adottano politiche per la parità di genere anche nei ruoli dirigenziali.
Nel 2025, la UEFA ha lanciato il fondo “Leadership for Equality”, con un budget annuale di 20 milioni di euro per sviluppare le competenze manageriali delle donne nel calcio.
Queste iniziative forniscono strumenti concreti, visibilità e supporto strategico alle donne che aspirano a ruoli decisionali, trasformando in modo sistemico il settore sportivo.
Nonostante i progressi, persistono ostacoli culturali e strutturali. In molte federazioni permane una gerarchia maschile dominante, e il cambiamento procede a rilento. Anche la pressione mediatica può influire negativamente sulle leader.
La rappresentanza femminile nei board più influenti – come quelli dei club di Champions League o dei comitati olimpici – è ancora molto limitata, segno che la strada verso la parità è ancora lunga.
Tuttavia, secondo gli esperti, entro il 2030 le donne potrebbero costituire fino al 40% dei dirigenti sportivi in Europa. È un obiettivo realistico, che promette di cambiare radicalmente la governance sportiva.
Per permettere alle donne di esprimere appieno il loro potenziale, servono riforme strutturali. Oltre alla formazione, occorre rivedere gli statuti federali per garantire la parità di genere a livello decisionale.
È importante monitorare i progressi, con trasparenza e report pubblici sulla rappresentanza di genere, coinvolgendo sia istituzioni che media.
Solo attraverso queste misure le donne potranno non solo accedere ai ruoli di vertice, ma anche restarvi e contribuire alla costruzione del futuro dello sport su basi di equità e competenza.