Negli ultimi anni sempre più aziende tecnologiche dichiarano che i loro data center sono alimentati interamente da energia verde. Tuttavia, nel 2025 l’argomento è diventato oggetto di accesi dibattiti, poiché dietro lo slogan “100% green” si cela una realtà complessa. La domanda globale di potenza di calcolo, alimentata dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale, dei servizi cloud e dell’elaborazione dei big data, cresce a un ritmo difficile da soddisfare esclusivamente con fonti rinnovabili. Vale la pena analizzare da vicino come appare realmente il mix energetico dei data center e quali sfide la filiera deve affrontare per raggiungere una vera neutralità carbonica.
Secondo i rapporti dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, nel 2025 i data center rappresentano circa il 4% del consumo globale di elettricità. Questo aumento è dovuto in gran parte alla crescente diffusione di servizi basati sull’intelligenza artificiale e di trasmissioni in streaming ad alta risoluzione. Sebbene molte aziende dichiarino un approvvigionamento completo da fonti rinnovabili, nella pratica ciò significa spesso acquistare certificati energetici (REC) o stipulare contratti PPA, che non sempre si traducono in forniture effettive di energia verde in tempo reale.
Un problema rilevante è anche la collocazione geografica dei data center. Nelle regioni dove la disponibilità di energia rinnovabile è limitata si ricorre ancora a fonti convenzionali, come centrali a gas o a carbone. Le aziende adottano il cosiddetto “bilanciamento annuale”, che consente di dichiarare energia verde in base a dati medi, pur utilizzando in determinati momenti energia prodotta da combustibili fossili.
Di conseguenza, il concetto di “100% green” in molti casi riflette più una strategia di compensazione che un reale approvvigionamento continuo e totale da fonti rinnovabili. Questo solleva interrogativi sulla trasparenza della comunicazione e sull’effettivo impatto ambientale di tali dichiarazioni.
In pratica, nel 2025 il mix energetico dei data center è variegato. Circa il 45% proviene da fonti rinnovabili come parchi eolici, impianti fotovoltaici ed idroelettrici. Il resto proviene da gas naturale, carbone e nucleare. L’energia nucleare gioca un ruolo importante, soprattutto nei Paesi che hanno puntato su fonti stabili e a basse emissioni.
Le aziende investono in sistemi di accumulo e gestione intelligente per massimizzare l’uso di energia rinnovabile in tempo reale. Tuttavia, eliminare completamente le fonti convenzionali è oggi un obiettivo tecnologicamente ed economicamente difficile da raggiungere.
Alcune corporation stanno installando proprie microcentrali eoliche e solari vicino ai data center, ma la loro efficienza resta condizionata dalle condizioni climatiche e dalla disponibilità di terreni. Ciò rende necessaria la connessione di riserva alla rete elettrica basata su combustibili fossili.
Uno dei problemi principali è la mancanza di infrastrutture di accumulo sufficientemente sviluppate. Sebbene le batterie agli ioni di litio e i sistemi di accumulo ad aria compressa siano sempre più performanti, la loro scala non permette ancora di garantire il funzionamento completo dei data center nei periodi di scarsa produzione di energia rinnovabile.
Un’altra sfida riguarda il raffreddamento. Nel 2025, tecnologie come il raffreddamento a liquido, a immersione e tramite aria esterna sono diventate standard negli impianti moderni, ma richiedono comunque grandi quantità di energia. Le aziende cercano di ridurre i consumi ottimizzando i processi e utilizzando l’intelligenza artificiale per la gestione della temperatura nelle sale server.
Non va trascurato l’impatto ambientale locale. La costruzione di parchi eolici o solari vicino ai data center può generare conflitti con le comunità locali, mentre l’uso di batterie implica l’estrazione di metalli rari, con conseguente impronta ecologica.
Nel settore cresce l’interesse per le tecnologie a idrogeno come fonte di alimentazione sia di backup che primaria. Gli elettrolizzatori alimentati da energia rinnovabile possono produrre “idrogeno verde”, utilizzato poi in celle a combustibile per i data center.
Lo sviluppo di piccoli reattori modulari (SMR) potrebbe rivoluzionare il settore, fornendo una fonte stabile e a basse emissioni. Diversi progetti pilota negli Stati Uniti, in Canada e in Europa prevedono l’uso di SMR dedicati a grandi campus informatici.
Nei prossimi dieci anni, gli esperti prevedono anche un maggiore impiego dell’“edge computing”, che permetterà di distribuire l’infrastruttura riducendo la concentrazione della domanda energetica in singoli siti.
Nel 2025, organizzazioni non governative e autorità di regolamentazione chiedono sempre più spesso che le aziende tecnologiche pubblichino dati sul consumo energetico su base oraria e non solo annuale. L’obiettivo è mostrare se le dichiarazioni di “100% green” corrispondono a un reale approvvigionamento in ogni momento.
Stanno emergendo certificazioni indipendenti che valutano l’uso delle rinnovabili 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Sistemi come l’iniziativa “24/7 Carbon-Free Energy Compact” stanno guadagnando popolarità tra le aziende che vogliono attestare la loro credibilità.
Inoltre, il reporting ESG (Environmental, Social, Governance) assume un ruolo sempre più centrale, richiedendo dati dettagliati sull’impronta di carbonio, sul consumo energetico e sulle azioni intraprese per ridurlo. Per molti investitori questo è un criterio decisivo per collaborare con un’azienda.
La pressione dei clienti aziendali e privati è in aumento. Nella scelta dei fornitori di servizi cloud o di hosting, sempre più imprese si basano su criteri di sostenibilità, pretendendo azioni concrete e non solo slogan di marketing.
Il mercato risponde a queste esigenze promuovendo soluzioni che consentono ai clienti di monitorare in tempo reale l’impronta di carbonio dei propri servizi. Questo costringe i fornitori a maggiore trasparenza e a investire in energia realmente green.
In definitiva, il futuro dei data center “100% green” dipenderà dal fatto che le dichiarazioni siano supportate da reali cambiamenti infrastrutturali, tecnologici e normativi, in grado di eliminare del tutto l’uso dei combustibili fossili.